lunedì 30 ottobre 2017

Release Blitz + Primo capitolo in anteprima: Fight for Life - Rosa Campanile

Buongiorno Lettori Accaniti!
Oggi sono qui per parlarvi del romanzo di un'autrice che ultimamente avete sentito nominare spesso su questo blog: Rosa Campanile!
Sapete già quanto mi sia piaciuta la serie fino ad adesso e per questo non potevo farmi sfuggire l'occasione di partecipare al Release Blitz dedicato all'uscita del secondo capitolo, Fight for Life.
Oltre alla recensione, abbiamo una sorpresa succosa per voi. Quindi rimanete con noi fino alla fine del post!



Titolo: Fight for Life
Autrice: Rosa Campanile
Serie: Die Love Rise #2
Casa editrice: self published
Genere: Paranormal Romance
Prezzo ebook: 1,99
Data d'uscita: 30 Ottobre 2017


Serie Die Love Rise:
1. Die Love Rise
1.5. Dare to Love (recensione)
2. Fight for Life



Intrappolata a Cincinnati con altri sopravvissuti, Natalia Landreaux è disposta a tutto pur di non morire divorata dagli infetti che hanno distrutto la civiltà, anche correre rischi indicibili per trasmettere un ultimo, disperato messaggio d'aiuto. In pericolo non c’è solo la sua vita, ma anche il prezioso lavoro del fratello Edoardo.
La richiesta di soccorso giunge appena in tempo e mette in crisi il genio informatico Joe Collins. La vita di Joe insieme alla sua nuova famiglia nella Città Sicura di Leons Town è tranquilla, quasi perfetta, ma la missione di salvataggio che richiama in campo lui e Panzer dopo un lungo periodo di assenza, rischia di frantumare quel fragile equilibrio a cui tiene tanto. Eppure, nonostante le perplessità, Joe sa qual è la cosa giusta da fare.
Mentre un nemico più pericoloso e scaltro che mai si prepara ad attaccare, ombre del passato minacciano di distruggere la normalità tanto inseguita da Joe e Natalia. Non sarà facile affatto facile far funzionare la loro strana relazione in un mondo invaso dagli zombie mutanti. Per riuscirci, dovranno solo ricordare che vale sempre la pena combattere per vivere e per amare.

https://www.goodreads.com/book/show/36358559-fight-for-life



Vi avevo già parlato nella recensione della novella del mio amore per la serie e, soprattutto, per un suo personaggio: Joe.
Non potete capire la mia felicità quando l'autrice ci ha comunicato che avrebbe scritto un intero romanzo su di lui.
Avevo aspettative altissime, ma devo dire che sono state ampiamente soddisfatte. Ora vi spiego tutto.
"Forse capita a tutti. Facciamo quel che possiamo per proseguire e continuare a vivere, nonostante tutto."
Joe Collins è la mente dietro il braccio della Città Sicura. E' grazie alla sua intelligenza e alla sua bravura con i computer che i sopravvissuti all'invasione mutante possono dormire sonni tranquilli dentro le mura elettrificate dei Centri.
Nonostante abbia una vita piena e degli amici che gli vogliono bene per quello che è (tra cui anche i nostri amati Sophie, Clive, Eve e Eric), ogni tanto sente un vuoto nella sua quotidianità. Come se gli mancasse qualcosa di fondamentale, senza il quale la vita non ha lo stesso sapore.
Al tempo stesso, però, è terrorizzato da un'esperienza del passato, che ancora oggi porta con sé sotto forma di una fotografia consunta nella tasca dei pantaloni (o era nel portafoglio...?).
La routine del Centro viene sconvolta quando ricevono un messaggio da alcuni sopravvissuti contenente una richiesta d'aiuto e una rivelazione che potrebbe salvare il mondo dall'apocalisse mutante.

Natalie Landreaux sa che il video-messaggio che ha spedito di nascosto è l'unica speranza che hanno per uscire vivi dall'edificio in cui lei e altri sedici sopravvissuti si sono chiusi per sfuggire alla fame dei mutanti.
In seguito alla mutazione del virus causata dal vaccino errato, la sua vita è cambiata radicalmente e non solo per il motivo più ovvio.
La ragazza non è al sicuro all'interno dell'edificio tanto quanto non lo sarebbe all'esterno e per questo spera che qualcuno accolga la loro richiesta di aiuto.
Quando sulla porta del bunker in cui si sono chiusi appare la figura imponente di Panzer (Panzerotto mio ), per la ragazza sembra aprirsi un nuovo capitolo della sua vita. Soprattutto quando, arrivati a Leons Town, incontra Joe e da subito scocca una scintilla di attrazione e di qualcos'altro.
Riusciranno i due a trovare un punto di incontro nonostante i fantasmi del passato? E, soprattutto, ci sarà una svolta nel destino del mondo?
"Il terrore si assopisce, i pensieri si equilibrano e ti ritrovi a vivere, non solo a sopravvivere. Noi esseri umani siamo fatti così, grazie al cielo: combattiamo, cadiamo, ci rialziamo e continuiamo per la nostra strada più forti di prima."

Partiamo dalla recensione vera e propria parlando di Joe.
Avevo adorato il suo personaggio nell'altro romanzo e continuo ad adorarlo anche il questo capitolo della serie, sebbene in maniera diversa.
In Die Love Rise avevamo scorto principalmente il lato intelligente, saggio e spiritoso del suo carattere, ma forse ci eravamo limitati solamente a grattare la superficie della sua personalità.
In Fight for Live approfondiamo la sua conoscenza e scorgiamo lati del suo carattere che sarebbero effettivamente risultati discordanti o stonati se non fossero stati giustificati con la sua storia personale. 
Joe è un nerd fatto e finito (e io lo adoro per questo) ed in passato è stato ferito ed ingannato dalle persone a cui pensava di tenere di più. Questo è stato il punto di partenza da cui ha costruito la sua corazza e saperlo mi ha sconvolta ed aiutata a comprenderlo meglio.

Natalie è stata la sorpresa numero uno di tutto il romanzo.
Quando ho capito che ruolo aveva nella storia ed il suo grado di parentela con una certa persona innominabile, nella mia testa le aspettative per questa storia sono schizzate alle stelle. C'era tutto il materiale per un'ottima storia d'amore travagliato.
Dico la verità, avrei voluto un po' più di sofferenza (che brutta persona), un po' più di difficoltà da superare, ma, ad ogni modo, anche così la storia tra Natalie e Joe non è certo una passeggiata al chiaro di luna.
Oltre a Natalie, inoltre, mi sono innamorata di altri centocinquanta personaggi che fanno la loro comparsa all'interno di questo romanzo e quindi adesso non so come farò a sopravvivere fino al prossimo libro. Spero solo che l'autrice non ci faccia spettare un altro anno per il seguito (un appello a Rosa Campanile: sono nel pieno della sperimentazione per la tesi, ho cominciato da un mese e già non torna un cacchio, ti prego allevia la mia sofferenza!).
"A tutti noi" proruppe infine Clive, alzando il proprio bicchierino in alto. "Che combattiamo per la vita di colore che amiamo."
L'augurio più significativo che poteva fare.
Combattere per vivere.
Combattere per amare. 
Inutile dire che consiglio questo romanzo di tutto cuore.
Nella sua lettura non vi mancheranno certo avventura, colpi di scena e teneri baci che vi faranno battere il cuore e trattenere il respiro.
Come nel caso di Die Love Rise, mi sono ritrovata a divorare il libro in una notte e, arrivata alla fine, a sentire la mancanza dei suoi personaggi.
Dal momento esatto in cui ho voltato la prima pagina, sono stata risucchiata all'interno della storia dal ritmo incalzante e dalle scene emozionanti che si susseguono in rapido ordine. Lo stile essenziale, ma fortemente coinvolgente dell'autrice è stato un'ottima cornice alla narrazione e mi ha aiutato ad entrare ancora di più all'interno della storia.
Non posso fare altro che sperare di avervi dato un buon consiglio e di avervi fatto scoprire un'altra eccellenza tutta made in Italy.
Noi ci vediamo alla prossima recensione, bacini






VOTO: 


Primo capitolo in anteprima:

NATALIA

12 Aprile 2090 – Cincinnati, Ohio.
«Andiamo, muovitiii…»
Ciò che stavo facendo era di fondamentale importanza. Cascasse il mondo, dovevo riuscire a inviare il messaggio. In teoria di trattava di un’operazione semplice, eppure tante cose potevano andare storte. Con la sfortuna che mi ritrovavo, la connessione online sarebbe saltata prima che il video fosse caricato completamente o che il contenuto arrivasse a destinazione. O peggio ancora, potevo essere beccata da un momento all’altro.
Con il ginocchio destro che saltellava nervosamente su e giù, aspettavo che la barra verde che indicava il caricamento dell’allegato terminasse di riempirsi, mentre pregavo che filasse tutto liscio. Gocce di sudore colavano lungo il collo, ed era colpa dell’ansia che mi attanagliava se mi tremavano i denti, non dell’aria gelata che mi soffiava sulla pelle.
Controllai l’ora. Mi trovavo nell’unica sala computer dell’edificio da soli tre minuti. Troppo pochi per connettere il tablet olografico alla rete, scrivere il messaggio con le coordinate, caricare il video che avevo preparato settimane fa, inviarlo e cancellare le mie tracce. Purtroppo, questa era l’unica chance che avevo e se non ce la facevo oggi, non pensavo avrei avuto una seconda possibilità da sfruttare tanto presto.
Solo quel pomeriggio infatti ero riuscita a recuperare il pass per poter accedere alla sala server, quello di Johnny McKee, che per puro caso – e con caso intendevo una confezione di collirio versata nel suo caffè mattutino – si trovava in infermeria piegato in due per colpa di una brutta indigestione. Era bastato ispezionare la sua giacca, con la complicità di Noah ovviamente, per rubare la sua tessera.
Uno scricchiolio diverso dal tipico ronzare dei computer mi fece sobbalzare nella mia stessa pelle. Accidenti. 
Ti prego, fa’ che non sia lui.
Grazie al cielo l’upload dei dati terminò prima che mi venisse un infarto, così riuscii a spedire l’equivalente digitale di un s.o.s. in bottiglia nella vastità del web. Eddie era un genio, aveva un sacco di interessi e mi aveva insegnato un paio di trucchetti base da aspirante hacker che, chi l’avrebbe mai detto, mi erano tornati utilissimi, permettendomi di inviare il mio video messaggio ovunque. Qualsiasi cavolo di dispositivo collegato online lo avrebbe ricevuto.
Una volta finito, disconnessi il tablet dal computer che stavo utilizzando senza averne l’autorizzazione, lo ridussi a una barretta della dimensione di uno snack e lo nascosi nella tasca dei pantaloni. Cancellai ogni traccia del mio passaggio e un minuto dopo ero fuori dalla sala – debitamente chiusa a chiave – a passeggiare nel corridoio per fortuna deserto come se non avessi un solo problema al mondo.
Avrei pure continuato a far finta che fosse la verità, se non fossi incappata in colui che non volevo incontrare.
«Guarda guarda chi abbiamo qui. La piccola Natalia.»
Gavin Tursten si avvicinò con un sorrisino allegro stampato in faccia. Come tutti gli abitanti del complesso, indossava una maglietta a maniche corte e dei pantaloni neri che ne esaltavano il fisico longilineo e muscoloso, il suo vanto maggiore oltre all’amatissimo ciuffo di capelli neri tenuto all’insù. Alla cintura portava appese due pistole semiautomatiche e un manganello elettronico, oggetti che, a differenza dei vestiti, non tutti possedevamo purtroppo.
«Tursten.» Lo salutai solo perché dovevo. Feci per oltrepassarlo, ma per mia sfortuna lui si spostò di lato, bloccandomi il passaggio. Merda.
Mi sforzai di restare calma. Se avesse scoperto cosa aveva appena combinato, me l’avrebbe fatta pagare cara, non avevo dubbi. Dietro la falsa educazione e l’atteggiamento spavaldo di chi sa di essere in cima alla catena di comando, Gavin Tursten era una iena spietata e crudele. Se gli lasciavo anche solo intuire che riusciva a intimorirmi (e per quanto avessi voluto negarlo, ci riusciva eccome), ne avrebbe approfittato alla grande e io non potevo permettermi di soccombere. La vita era troppo breve per lasciarsi comandare a bacchetta da un bulletto troppo cresciuto, e comunque, nel nostro mondo esistevano pericoli peggiori di lui.
«Ehi, ehi, quanta fretta! Perchè non resti a farmi compagnia?»
«Mi spiace» risposi con il tono più compassato che mi riusciva di fare. «Noah mi sta aspettando, devo dargli una mano per l’inventario e sono già in ritardo.»
«Sempre dovere e mai piacere, eh. Che peccato» replicò Tursten sembrando dispiaciuto. Quasi dispiaciuto. Si accostò un altro po’ – il concetto di spazio privato non esisteva per lui – tanto che la punta del suo naso arrivò a un soffio dalla mia guancia. Con la coda dell’occhio vidi che si leccava le labbra e un brivido di paura mi fece irrigidire.
Sapevo di piacergli. No, piacergli non era la parola giusta: lui mi voleva. Desiderava possedermi come si possiede un oggetto, come l’ennesimo simbolo di uno status quo all’interno della nostra piccola comunità che solo per lui contava veramente qualcosa. Gavin era consapevole di non potermi avere, non nello stesso modo in cui aveva avuto Pam e le altre che erano passate nel suo letto, più o meno volontariamente, e ciò lo infastidiva parecchio. Ma finché lui e tutti gli altri pensavano che stessi con Noah, che reggeva il gioco per proteggermi, sarebbe andato tutto bene. Almeno speravo.
E se quel cavolo di messaggio fosse arrivato dove doveva arrivare, ero sicura che non saremmo rimasti in questa claustrofobica prigione ancora a lungo, così non avrei più dovuto preoccuparmi di Gavin e delle sue occhiate viscide.
«Magari la prossima volta, che ne dici?» continuò lui, data la mia mancanza di reazioni. «Non riusciamo mai a passare un po’ di tempo soli io e te…»
Neanche morta. Preferivo mille volte andare a cena con un mutante, piuttosto che trascorrere di mia spontanea volontà del tempo con Gavin.
Non diedi una vera risposta alla sua proposta. «Devo andare.» I suoi occhi neri, che avrebbero potuto essere belli se non fosse stato per quella scintilla di crudeltà a malapena celata, mi percorsero avidi e indecenti, soffermandosi con insistenza sul mio seno. «Noah mi aspetta» ripetei, respirando piano, nel timore che potesse notare il cordoncino che portavo al collo al momento nascosto sotto la camicia.
«Quello stupido secchione» commentò Gavin con un mezzo ghigno cattivo. «Prima o poi ti deciderai a stare con un vero uomo. E ti piacerà così tanto che non potrai farne più a meno.» 
Repressi un conato di vomito. «Stai insinuando che Noah non lo è?» replicai, sbagliando. Accidentaccio a me, perché gli stavo dando corda?
La mia reazione sembrò divertirlo. «Piccola», mormorò mentre con l’indice spostava una ciocca dei miei capelli sfuggita all’elastico, «sappiamo tutt’e due che non è un vero uomo uno a cui piace succhiare il cazzo.»
Odiavo che mi chiamasse piccola, che fosse un omofobo di merda e uno stronzo arrogante. Ma più di tutto, odiavo che mi toccasse.
E pareva che Gavin sapesse che lo detestavo, ma evidentemente non gliene importava un cazzo.
«Quando sarai pronta per farti scopare come si deve, bussa alla mia porta.» Mi fece l’occhiolino e, senza aspettare una risposta, si mise da parte per lasciarmi passare. 
Finalmente potei tornare a respirare. Purtroppo non andai molto lontano che Tursten mi fermò di nuovo. 
«Natalia?»
Mi voltai a guardarlo, restando in silenzio. Cos’altro voleva ancora?
«Per quanto mi piaccia vedere il tuo bel culetto, non voglio più beccarti a gironzolare in quest’ala. È un’area riservata, e lo sai benissimo. Potrei non essere gentile, la prossima volta.» Passò con lentezza il palmo sulla cintura, a ricordarmi che solo uno tra noi due era armato e privo di scrupoli. «Mi hai capito bene, piccola?»
Annuii una sola volta. Feci un passo indietro, poi un altro e infine mi voltai per andarmene. Il peso del suo sguardo dietro la schiena indugiò anche quando ormai ero più che certa che Gavin non mi stesse guardando. 
Camminai piano fino a quando non fui fuori dall’area server, poi salii spedita al piano dove si trovavano le camere. Sarei dovuta passare prima in infermeria da Noah, per rimettere a posto il tesserino di McKee, ma dovevo ricompormi e potevo farlo solo una volta chiusa a chiave nella sicurezza della nostra stanza.
Ora che non c’era più l’adrenalina a sostenermi, crollai. La calma che avevo indossato come una maschera si lacerò di netto, la tensione di quella situazione impossibile esplose e io caddi sul pavimento rivestito da una moquette spessa e scura. Mi stesi di schiena, con un palmo aperto sul petto. Cominciai ad ansimare forte intanto che copiose lacrime mi offuscavano la vista, prima di colare giù verso le tempie, bagnandomi i capelli.
Inviando quel messaggio d’aiuto avevo disobbedito agli ordini diretti di Tursten, e non dubitavo neanche per un istante che l’avermi beccata dove non dovevo essere l’avesse insospettito. Ma d’altronde, pur sapendo che rischiavo grosso, l’avrei fatto di nuovo. Ancora e ancora.
Non dovevo temere Gavin, ricordai a me stessa mentre incameravo grandi boccate d’ossigeno, e sì che avevo paura di tante cose.
Avevo paura dei mostri là fuori che avevano spazzato via la civiltà umana.
Avevo paura di stare male. Avevo paura di non riuscire più a respirare normalmente.
Ma più di tutto, avevo paura di morire come un topo chiuso in gabbia senza che potessi fare nulla per salvarmi, circondata da persone che disprezzavano me e la mia famiglia.


ASCOLTA LA PLAYLIST!

Rosa Campanile è una ragazza come tante. Ama follemente la sua famiglia e i suoi due gatti, adora la buona cucina e preparare dolci per le persone che ama. La sua grande passione è la lettura e nel 2014 ha fondato il lit-blog Briciole di Parole, dove parla dei molti libri letti e dei tanti altri che le allungano la wish list. Nel 2016 ha esordito come autrice self con il romance post-apocalittico Die Love Rise, a cui ha fatto seguito la novella Dare to love e il romanzo Fight for lifeSenza fare rumore invece, è il primo volume stand-alone della serie contemporary romance Sweet Surrender, di cui sono previsti altri due romanzi in arrivo per il 2018.

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2 commenti:

  1. Wooooah, Giulia, che recensione!!! :D Grazie mille, davvero, sono super emozionata dalle tue parole. Sono felice che le aspettative siano state soddisfatte, e niente, i centocinquanta personaggi - in particolare Joe e Nat - ringraziano ;)
    Ps: Panzerotto è fantasticooo XD

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    Risposte
    1. Ciao Rosa,
      Grazie a te per questa opportunità! Spero di leggere presto altri tuoi romanzi (perchè stai già scrivendo il seguito, vero? VERO???). Panzerotto nel cuore sempre, un bacio

      Giulia

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