martedì 24 gennaio 2017

Recensione: Vicino a te ritorno ad amare - Alycia Berger






Titolo: Vicino a te ritorno ad amare
Autore: Alycia Berger
Editore: Self Publishing
Genere: Contemporary Romance
Pagine: 152
Prezzo: €0,99
Data di pubblicazione: 7 Dicembre 2016







Emma è una ragazza che sente il peso delle preoccupazioni e delle varie responsabilità verso la famiglia: un fratello autistico, una madre in condizioni di salute precarie, a cui si aggiunge la violenza psicologica del marito, nonché padre di Emma. La sua è una vita fatta di rinunce e sacrifici. Bryan, figlio scapestrato di un dirigente aziendale, è lo scapolo più ambito di Milano, desideroso di mettere la testa a posto per lasciarsi alle spalle un passato un po' troppo sopra le righe. Entrambi lavorano nello stesso ristorante e i rapporti tra loro non sono idilliaci. Anzi, si detestano. Tra un'accesa discussione e l'altra, però, sembra che qualcosa spinga l'uno a non fare a meno dell'altra. Se da una parte, quindi, il destino farà di tutto per unirli, dall'altra una serie di eventi rischierà di dividere le loro strade per sempre, affidando il loro amore ad una vera e propria corsa contro il tempo.
Una storia d'amore che percorrerà le pagine del libro tra ironia, passione, lacrime per alcune realtà dolorose, e dove sarà il destino ad avere l'ultima parola.
«Poi, santo cielo, finiremmo sicuramente per litigare! Pro​prio come stia​mo fa​cen​do ora!».
«Sì è vero, noi non facciamo altro che litigare! Persino in uno stupido bagno!», ammise lui frustrato, passandosi nuovamente le mani tra i capelli. «Ma sai una cosa? Preferi​rei li​ti​ga​re cen​ti​na​ia, mi​glia​ia di vol​te piut​to​sto che usci​re con del​le sco​no​sciu​te che non sono te!».
Glielo aveva detto, era riuscito a confessarglielo. Certo, avrebbe preferito farlo in toni un po' più morbidi anziché urlarglielo praticamente in faccia.
Conoscendo personalmente scrittrici e avendone una in casa, trovo difficoltoso fare recensioni come questa. Capisco l’impegno, il lavoro e la fatica che si nascondono dietro ad un romanzo, anche se auto pubblicato, e non voglio sminuirle. Ma al tempo stesso, per onestà intellettuale e come forma di rispetto verso i nostri lettori, non posso neanche affermare il falso.

Questo libro ha dei grandi pro e un grande contro.
Partiamo dalle cose “belle” che sono i personaggi e i temi trattati.
“Vicino a te ritorno ad amare” è la storia di Emma, una ragazza molto forte che ha dovuto affrontare e sta affrontando tutt’ora situazioni spiacevoli: la madre e il padre litigano continuamente, il padre sembra essersi scordato di avere due figli e nessuno si occupa di Luca, il fratello autistico, che ricade quasi completamente sulle spalle della ragazza.
Come se non bastasse Emma è costretta a lavorare in un ristorante per pagarsi gli studi (quali? verrebbe da chiedersi, visto che non studia MAI) e sul posto di lavoro le cose non vanno molto bene. Un collega, Bryan, le crea continui disagi, sbeffeggiandola, deridendola ed escogitando mille modi per farla arrabbiare.

Emma però è una protagonista che mi è piaciuta molto. È forte e sensibile, piena di carattere e soprattutto tiene molto al fratello, come dimostra supportandolo in ogni occasione e facendolo sentire amato. Spende sempre parole buone su tutti e non è una che si lamenta, insomma si allontana molto dalle protagoniste viziate e con la puzza sotto al naso che mi è capitato troppo spesso di incontrare.

Ha una storia complessa, un carattere ben definito ed offre molti spunti di riflessione sia personali che interpersonali. Uno di questi è l’autismo, tema fondamentale del libro, che viene trattato con leggerezza ma non con superficialità. Mi è piaciuto molto il modo con cui l’autrice ha affrontato quello che poteva essere un tema spinoso, con l’intento di far capire che questa disabilità evidente potrebbe essere un valore aggiunto in una persona. Come ha detto il famoso pianista Ezio Bosso, Luca è “un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”, e questo è il messaggio che mi è arrivato leggendo il romanzo. Sotto questo aspetto trovo che non ci sia nulla da dire, se non belle parole.
A quelle parole Luca rise, poiché amava sentirsi primo in qualcosa. Ciò accadeva in quasi tutte le attività: voleva mangiare più di tutti, voleva vincere tutte le volte che giocavano ai videogiochi o a qualche sport, voleva sentirsi dire che era il più bravo di tutti. Agli occhi degli altri poteva ri​schia​re di ap​pa​ri​re pre​sun​tuo​so, ego​cen​tri​co o nar​ci​si​sta, ma i ragazzi come lui erano fatti così: si comportano in quel modo non per malizia, ma probabilmente per timore di essere accantonati e, di conseguenza, essere conside​ra​ti in​fe​rio​ri agli al​tri. Vor​reb​be​ro ave​re la cer​tez​za, sep​pur in modo indiretto, che tu li consideri al tuo pari e non "diversi", senza correre il rischio che un giorno tu li possa abbandonare da un momento all'altro.
Bryan, dal canto suo, trova la presenza di Emma fastidiosa, anche se ne è segretamente attratto. Ogni giorno deve combattere contro i suoi genitori che vorrebbero fargli mollare il lavoro da cameriere per farlo entrare nell’azienda di famiglia. Questo, insieme agli appuntamenti combinati che la madre continua a rifilargli, lo fanno sentire impotente e frustrato e la sua valvola di sfogo è la ragazza.
La loro titolare a seguito di una lite particolarmente violenta davanti ai clienti del ristorante, invece di licenziarli, decide di costringerli a lavorare in coppia, in modo che il loro rapporto migliori. Ovviamente tra i due nasce subito qualcosa che però Emma continua a negare, costringendosi a stare lontana da Bryan per non coinvolgerlo nella sua vita di sacrifici e fatica.

Da questo punto in poi la trama diventa un po’ troppo contorta: troppi espedienti letterari, uno dietro l’altro, cercano di incanalare la storia verso una direzione precisa, ma non fanno altro che confondere il lettore facendogli perdere il contatto con i personaggi che erano stati caratterizzati così bene, inizialmente.
I cliché sono ovunque. Troppe scene inspirate a film e altri libri che fanno sorridere, troppi eventi tutti insieme che a volte sono talmente irreali da risultare buffi. Insomma, sembra quasi che l’autrice abbia avuto “fretta” di finire questo romanzo, facendolo con dei voli pindarici azzardati.
Un vero peccato a mio avviso. Se questa fosse stata la prima stesura del romanzo, sarebbe stato ottimo: con un buon lavoro di revisione, editing e molto impegno, avrebbe potuto scrivere un libro di valore, basandosi sulla linea generale tracciata da queste pagine.
Purtroppo non è così, questo è il libro finito che io devo valutare; però mi piacerebbe molto che le mie parole non andassero a vuoto e vorrei ritrovarmi di nuovo il romanzo tra le mani, magari tra qualche anno, più maturo, meno scontato e più approfondito.

«Sai, quando due persone si detestano…Poi chissà», disse la​scian​do la fra​se a metà. Lei gli lanciò uno sguardo gelido.
«Io e lui siamo assolutamente, incommensurabilmente opposti, inconciliabili. E oserei dire per fortuna, quindi togli dalla tua testolina certe stra​ne idee», pre​ci​sò in tono mi​nac​cio​so.
«Va bene, va bene!», si affrettò a dire Daniel, alzando le mani in se​gno di resa. «Ma ri​cor​da​ti, nel​la vita può ca​pi​ta​re che persino gli opposti possono ritrovarsi per poi non riuscire più a fare a meno dell'altro. Lo stabilisce persino la fi​si​ca».
I problemi principali sono due: uno può essere corretto nell’immediato, l’altro no.
Il primo, quello correggibile facilmente, è che tutto, eccetto Emma, Bryan, il tema dell’autismo e dei loro problemi familiari, è superficiale. La storia intorno a loro è nebulosa, le motivazioni che spingono ad agire i personaggi secondari sono vaghe e deboli e non c’è un vero “perché” dietro alle loro azioni. Il fatto che non siano i personaggi principali, non significa che non debbano essere accuratamente caratterizzati come quelli che invece lo sono. Per esempio: la depressione della mamma avrebbe potuto essere approfondita meglio, così come il basso amor proprio o il comportamento imperdonabile (a mio avviso) del padre. Tutto ciò invece viene fornito al lettore come un dato di fatto per creare un insieme di situazioni tali da spingere Emma a prendere determinate decisioni, compire certe azioni e così via.

Il secondo problema, quello davvero grosso e cruccio fondamentale, è l’italiano con cui è scritto il romanzo. Le proposizioni davanti ai verbi sono completamente a caso, verbi riflessivi che vengono coniugati come verbi normali e verbi normali che diventano riflessivi, modi di dire inesistenti o comunque dialettali cospargono le pagine dalla prima all’ultima. Per non parlare della ripetizione ODIOSA della punteggiatura dei discorsi diretti (“cosa???” oppure “non potevo crederci!!!”) …
Questi sono errori gravi, che in un romanzo non dovrebbero essere presenti e che abbassano la sua votazione. Un romanzo scritto con un brutto italiano a mio avviso è illeggibile, perché l’irritazione datami dalla continua correzione di errori grammaticali, nella mia testa, supera di molto il piacere datomi dalla lettura stessa. Questa, purtroppo, è una cosa su cui non posso proprio passare sopra e che mi ha spinto a dare la valutazione finale che vedrete.


«No, non se parla. Non ho alcuna intenzione di innamorarmi», disse Emma con netto rifiuto. Dai suoi occhi sgorga​ro​no un paio di la​cri​me che an​da​ro​no a sol​car​le le guan​ce.
«La miglior cura è l'amore. Lo ripeto continuamente anche a tua ma​dre», le ri​cor​dò Al​ber​to.
In conclusione, credo che su questo libro ci sia ancora molto da lavorare. La base di partenza è buona per quanto riguarda i temi e i protagonisti, ma il resto va rivisto e sottoposto ad un editing MASSICCIO, con correzione di vari scivoloni grammaticali inclusa.

Spero che questa recensione serva come spunto di riflessione e partenza per un’altra avventura!





VOTO:
«Sei fe​li​ce?» le chie​se lui ad un trat​to. In quel momento una brezza improvvisa si levò, investendoli, ed Emma riuscì a percepire il profumo dei gigli freschi che aveva indosso sua nonna quella notte. Sorrise, guar​dan​do in cie​lo. Per la prima volta dopo tanto tempo, rispose: «Sì, lo sono».

1 commento:

  1. Ho recensito anch'io questo libro di recente e mi trovo daccordo su molti punti che hai elencato

    RispondiElimina