mercoledì 29 marzo 2017

Recensione: Tristan e Doralice. Un amore ribelle - Francesca Cani





Titolo: Tristan e Doralice. Un amore ribelle
Autore: Francesca Cani
Genere: Historical Romance
Editore: Leggereditore
Pagine: 384
Prezzo: € 4,99 (ebook)
€ 14,90 (cartaceo)
Data di pubblicazione: 17 Settembre 2015





Anno Domini 1076. Sopravvissuta alla strage della sua famiglia, Doralice di Lacus trova ospitalità a Canossa, dove la grancontessa Matilda la accoglie come una figlia. Quando l’orrore per l’assassinio dei suoi genitori sembra aver lasciato posto a una tranquilla quotidianità, i piani di conquista di Enrico IV sconvolgono il suo mondo. Tristan di Holstein, indomito guerriero forgiato da mille battaglie, ha un’ultima missione prima di riconquistare la libertà: deve colpire al cuore Matilda, strappandole quanto ha di più prezioso. La sua preda, che osserva con occhi da demonio, uno azzurro e freddo, l’altro ribollente d’oro fuso, è Doralice. Ma la prova dell’amore si rivelerà la più ardua da superare e lo spingerà a disobbedire al suo re, a sopportare torture e rinunce in nome di una felicità che potrebbe non esistere. Perché forse è proprio lui il responsabile di un crimine che non può essere perdonato...



In vista dell'imminente (o quasi) uscita della recensione a "Jonas e Viridiana. Il cuore d'inverno" di Francesca Cani, oggi voglio parlarvi di "Tristan e Doralice. Un amore ribelle".
Il romanzo inizia con un combattimento fino alla morte al cospetto del re Enrico IV tra Filippo di Lacus e Tristan il Sassone, detto anche Occhi del diavolo a causa della particolarità dei suoi occhi, uno di colore azzurro, uno di color oro.
In quell’istante, mentre dischiudeva le labbra per la sorpresa, Filippo capì perché a corte lo chiamavano Occhi del diavolo. Le sue iridi possedevano due sfumature differenti: una era azzurra, fredda come una lama, e poteva recidere il filo sottile della speranza solo fissando un uomo; l’altra era del colore lezioso dell’oro fuso, segno che il demonio in persona guardava il mondo attraverso quella pupilla.


Filippo di Lacus combatte per proteggere la sua famiglia, la moglie Lucilla e la figlia Doralice, dalle grinfie del re, e alla fine ci riesce. Con il suo sacrificio, le due donne riescono a fuggire dal castello per raggiungere Canossa, sotto il regno della grancontessa Matilda. Qui, però, solo Doralice giunge viva e riceve ospitalità dopo aver mostrato il copricapo con lo stemma della propria famiglia: un unicorno blu.
Qui Doralice cresce e diventa la donna che ci viene presentata durante tutto il romanzo, ambientato dodici anni dopo la morte dei genitori.
Matilda permette alla ragazza di tornare nella propria dimora a Lacus per supervisionare i lavori della costruzione di una nuova chiesa. Proprio qui, durante una delle sue visite al cantiere, Doralice fa la conoscenza di uno strano ragazzo, Tristan.
Forse era impulsiva e un po’ pazza, ma voleva sentire ancora la vibrante sensazione che le aveva accarezzato la pelle quando lui l’aveva toccata. Era stato come trovarsi sulla cima di un’alta scogliera e guardare verso il basso, fra gli spruzzi delle onde. Era stato sorprendente e proibito.

L’attrazione è subito potente, tra i due. Tristan, col suo fisico imponente e i suoi occhi così strani, uno color del mare, uno color dell’oro, cattura sin da subito l’attenzione di Doralice. Eppure, il ragazzo nasconde un grande segreto.
Tristan, infatti, è stato mandato dal re in persona a rapire la ragazza, per poter indebolire la grancontessa Matilda e riuscire così a sconfiggerla definitivamente. Ma le cose non vanno come egli aveva sperato.
Tristan, avvicinatosi alla ragazza, si interroga sempre più sui motivi che spingono il re ad interessarsi ad una ragazza come Doralice, ma soprattutto: è giusto rapirla? Tristan si ritrova a combattere contro la propria coscienza che continua a ripetergli quanto sia sbagliato ciò che sta per fare.
Fino a quando i due si lasciano andare alla passione. Lì, entrambi capiscono che non possono fare a meno l’uno dell’altro.
Doralice gli apparteneva e lui sentiva di essere vincolato a lei, come se i loro destini fossero governati da leggi pagane e per averle salvato la vita gli fosse stato riconosciuto un infinito potere su di essa.

Ma come possono Tristan e Doralice, così diversi, eppure così simili, riuscire a stare insieme quando tutti, pure il destino, cerca di separarli in qualsiasi modo?
Separazione.
Sacrifici.
Dolore.
Il passato.
Riusciranno Tristan e Doralice ad avere il loro lieto fine dopo tutte le sofferenze che sono costretti a subire?
Solo una parola mi viene in mente dopo aver finito questo romanzo: perfetto. E adesso vi spiego anche perché.
Era una follia, erano turbati e se ne sarebbero pentiti l’indomani, ma Tristan non poté trattenersi. Si chinò su di lei, le catturò il viso con le mani e la baciò. Fu solo un tocco leggero, le labbra si sfiorarono appena e i respiri si unirono per un istante, ma lasciò entrambi disorientati.

Non è uno di quei soliti romanzetti del tipo “si incontrano, si amano, si sposano, litigano, si riprendono, tutti felici e contenti”. No, decisamente non lo è. Dietro questo romanzo c’è un grande lavoro, c’è la riscoperta di un’epoca storica di cui nessuno di solito parla, c’è l’interpretazione di quei personaggi che hanno caratterizzato una parte della storia del nostro paese, c’è la ricostruzione di un periodo caratterizzato da grandi guerre importanti.
E sì, c’è anche l’amore. Ma non l’amore banale, che spesso leggiamo in molti libri.
L’amore tra Tristan e Doralice è quell’amore puro, quello che solo due anime destinate a stare assieme possono provare. È quell’amore che sopravvive al destino, alle torture, alla distanza, ai tradimenti, alla morte.
«Cos’è che fa così male?» gemette, le spalle curve sotto il peso che le gravava addosso.
Amore. La parola nacque spontanea nella mente di Tristan e gli devastò la coscienza.
«Non riesco a respirare senza sentire il tuo profumo, senza desiderarti» ammise, la voce aspra gli bruciò la gola.
[…]
«Baciami, Tristan» mormorò lei alzando il mento.
Ecco come lo demoliva, così, con richieste semplici e potenti.

È quell’amore che non importa dove sei, con chi sei, lui ci sarà sempre e sarà sempre con te, nel tuo cuore, nei tuoi gesti, nei tuoi pensieri. Anche nel tuo solo respiro. Perché lui è te.
È questo l’amore tra Tristan e Doralice. È l’amore che li consuma, li travolge, li riempie, li annulla, li fa vivere. È l’amore che li fa soffrire.
Perché sì, l’amore è sofferenza. L’amore è dolore. L’amore è ferire l’altro in qualsiasi modo, pur di proteggerlo. È mentire, allontanare chi ci ama, solo per saperlo al sicuro.
L’amore è, anche, capire che insieme si può affrontare qualsiasi ostacolo, anche il più grande.
È questo quello che “Tristan e Doralice. Un amore ribelle” mi ha fatto capire. Non importa cosa stai affrontando, se hai l’amore, quello giusto, puoi affrontare qualsiasi cosa.
«“Tu sei mio, io sono tua: di ciò devi esserne certo. Tu sei chiuso nel mio cuore: perduta è la piccola chiave. Vi dovrai restare per sempre.”»

Perciò grazie, Francesca Cani, grazie per questo romanzo. Per tutte le emozioni che mi hai fatto provare, per tutti gli scleri, per tutti i batticuori, per tutte le lacrime, perché sì, mi hai fatta piangere e non poco. Grazie perché col tuo romanzo perfetto (perfetto in tutti i sensi) mi hai fatto vivere. Grazie.
Ma voglio soprattutto ringraziare i miei due piccoli, Tristan e Doralice.
Grazie Tristan, per il tuo coraggio. Per il tuo esserti ribellato ad Enrico IV, per la tua devozione, per la tua venerazione nei confronti di quella donna che ti ha ridato la vita e la felicità. Grazie per non esserti arreso anche quando tutto sembrava perduto. Grazie per aver perduto te stesso, per poi esserti ritrovato, più forte di prima. Grazie per aver difeso coloro che ami con tutto te stesso. Grazie per la tua forza. Grazie per il tuo amore.
«Nemmeno l’inferno ha potuto fermarmi, dovevo ritrovarti» disse una voce profonda, e braccia vigorose la circondarono. Non aveva scampo. «Ridi per me, mein Herz. Dio, sei così cambiata. Voglio sentirti ridere o piangere e capire cosa provi» sussurrò la voce. La mano che conosceva le accarezzò ruvida il viso.
Il martellare del cuore, c’era solo quello. Sussultò, panico e sollievo insieme la invasero.
«Tristan» disse Doralice, la voce roca perché il dolore era qualcosa di fisico che le impediva di respirare, di reagire.

Ma soprattutto grazie a te, Doralice. Grazie per il tuo essere ribelle, fuori dagli schemi, così unica, così stupenda. Grazie per il tuo altruismo, per mettere sempre il bene degli altri davanti al tuo, per non esserti arresa con Tristan, per aver combattuto per lui e il vostro amore e il vostro futuro, per non averlo abbandonato anche quando avresti dovuto, per esser stata capace di dirgli addio quando tutto quello che avresti voluto fare era stringerti a lui e non lasciarlo mai. Anche a te, grazie per la tua forza. Grazie per il tuo amore.
«Hai forgiato un uomo nuovo da un mucchietto di cenere, sei caparbia e ribelle, sai dare senza pretendere nulla in cambio, e ogni volta che ti vedo sento qualcosa agitarsi qui» continuò lui e le prese una mano per posarsela sopra il cuore, dove la ragnatela di segni lasciati dalle ustioni era più fitta.
«Stavi solo aspettando che qualcuno arrivasse al tuo cuore, duca di Holstein.»
«Attendevo te da tutta la vita.»

Non ci sono parole per descrivere questo romanzo, eppure di parole ne ho scritte tante, anche se mi sembrano poche, inadeguate, inutili.
C’è solo un modo per voi di capirmi: leggere questo romanzo. Leggerlo e lasciarvi invadere dalla miriade di emozioni che vi aspettano. Solo così potrete capire quello che sta accadendo dentro di me.
Leggetelo, e amate Tristan e Doralice proprio come li amo io.
Noi ci rivedremo presto con una nuova recensione dedicata ad un altro capolavoro di questa fantastica autrice!
La vostra (emozionata),




Amore che travolge, arde, annulla. Tristan.
«Io voglio solo te.»

VOTO:

2 commenti:

  1. Grazie infinite! Le tue parole mi hanno emozionata! <3

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    1. Grazie a te Francesca, per questo splendido libro! ❤

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