lunedì 20 febbraio 2017

Letteratura "rosa" o letteratura di serie B?

Da sinistra a destra: Daniela Volonté, Federica Bosco, Valeria Luzi, Anna Premoli, Diego Galdino
Questo è un post decisamente fuori dall'ordinario per il nostro blog, ma che invita fortemente a riflettere sul mondo della letteratura "rosa" (torneremo in seguito su questo termine), sui suoi scrittori e sui suoi lettori. Spero comunque rimaniate con noi fino alla fine.
Durante l'incontro tenutosi Sabato 18 all'evento Firenze Libro Aperto, intitolato "Il panorama della letteratura al femminile nel 2016" (titolo già di per sé abbastanza discutibile) è emersa una realtà con cui tutte noi lettrici ed appassionate di storie d'amore ci scontriamo almeno due o tre volte a settimana, ma alla quale non diamo mai importanza, perchè talmente diffusa da essere quasi normalità.
Sto parlando del giudizio discriminatorio e dell'aria di sufficienza con cui tutte/i noi veniamo in contatto quando esprimiamo la nostra passione per questo tipo di genere letterario.

Qualcosa in cui tutti incappiamo.
Ammettiamolo, tutti coloro che si sono ritrovati a comprare un libro riguardante una storia d'amore, per quanto pubblicato da un editore di tutto rispetto come Mondadori, o per quanto l'autore possa anche aver vinto il premio Bancarella, hanno avuto la tentazione di dire: "Me lo può incartare? E' un regalo".
Perchè a volte, come ha detto Federica Bosco nel suo intervento, è difficile o noioso dover costantemente fare i conti con il giudizio delle persone e preferiamo inventarci scuse o mezze-verità.
La realtà è che non c'è niente di cui vergognarsi nel trovare piacevole leggere un romanzo d'amore, nell'emozionarsi e nello svagarsi nel leggere le vicissitudini di queste povere disgraziate a cui ne capita una più del diavolo. E, come sottolineato da Diego Galdino, questo tipo di romanzo può essere il primo approccio per un ragazzo o una ragazza al mondo lettura, mondo che in Italia sta velocemente scomparendo.

Daniela Volonté ha fatto notare come anche romanzi come I promessi sposi o i libri di Jane Austen appartengano alla letteratura definita "rosa", eppure nessuno si sognerebbe mai di denigrare questi romanzi in libreria. Nessuno che si presenti alla cassa con in mano Persuasione, riceverà mai lo sguardo di pietà mista a compassione che riceve chi prova anche solo a leggere la trama dell'ultimo libro della Premoli. Eppure entrambi parlano d'amore, eppure entrambi sono incentrati sui sentimenti e su di una relazione, ma leggere la Austen è più "socialmente accettabile" che leggere la Premoli. 
E di questo forse siamo responsabili anche noi.

La colpa sta sempre a metà. 
Lo sappiamo bene, noi Lettrici Accanite (ma anche i Lettori Accaniti) di questo genere di romanzi, che se qualcosa non va in una relazione non c'è mai una parte sola che ha tutta la colpa. E se ve lo dico io, che ormai a furia di leggere libri su questo tema, sono un'esperta, dovete fidarvi per forza.
A volte manca la comunicazione, a volte è una questione di fraintendimenti, a volte è solo una scelta di parole sbagliata che influenza il modo in cui una certa cosa viene percepita dalla persona che la sente.
E forse a volte siamo anche noi blogger ad esprimerci male. Ad usare termini come "lettura da ombrellone/da spiaggia", che sebbene non siano usati con accezione negativa, possono essere recepiti con il significato di "letture leggere/poco serie/di classe inferiore", come ha suggerito Anna Premoli nel suo intervento. Oppure a suggerire che dietro ad un romanzo d'amore, debba per forza esserci qualche intrigo o qualche risvolto sociale ed etichettarlo altrimenti come banale.

Se un libro insegna qualcosa, se manda un messaggio morale, ben venga, ma anche il "semplice" intrattenere, il fare passare qualche ora in serenità è un valore aggiunto alla nostra vita. Perchè per tutte/i noi la lettura è un hobby e come tale deve portarci piacere.
Attenzione bene, non sto attaccando nessuno.
Io stessa ho usato il termine "banale" in qualche recensione (e a volte è perfettamente calzante) e anche la definizione "lettura da ombrellone" (e vi darei anche le prove pratiche, ma Sabato sera, presa da raptus, ho rimosso tutto il materiale incriminato). Il mio è più in flusso di coscienza alla James Joyce...anche se spero di essere un pochino meno disturbata.
In ogni caso, lo sanno tutti, il riconoscere un problema è il primo passo per risolverlo.

La "colpa" di questo giudizio, non è da attribuire solo al modo in cui noi blogger parliamo di questo genere, ma anche alla mentalità del pubblico a cui viene proposto e ai romanzi che ne fanno parte. Ci sono da nominare l'ignoranza e la chiusura mentale tipica di noi italiani, così come le scelte editoriali discutibili di cui ultimamente note Case Editrici si sono fatte portavoce.
Un esempio lampante è la pubblicazione della serie Love di L.A. Casey da parte della Newton, giusto per dirne una. Mai letto libro più misogino, sessista e incitante alla violenza di quello. Un romanzo in cui il massimo momento di esaltazione è quando la migliore amica della protagonista le dice: "Da quando vi conoscete questa è la prima volta che vieni a scuola senza lividi" e la protagonista risponde: "Eh già, mi ama veramente" (e CHE CULO!). Eppure questi romanzi sono il libreria, eppure questi romanzi LI COMPRIAMO. Perchè altrimenti Newton non avrebbe investito tutti quei soldi in ben 6 libri pù 5 spinn-off.
E allora possiamo davvero incolpare il commesso se, quando ci presentiamo alla cassa con quel libro, ci guarda male? O se reputa il romanzo d'amore un libro per donnicciole stupide, quando abbiamo cresciuto una serpe in seno di quelle dimensioni? (E fosse davvero solo una...)

Possiamo dire basta.
Per l'ignoranza e la chiusura mentale ci possiamo fare ben poco, purtroppo. 
Ma possiamo cambiare il nostro modo di agire e cercare di fare la prima mossa per validare questo genere letterario.
Primo passo tra tutti, smetterla di boicottarci dall'interno.
Smetterla di "nasconderci", smetterla di recensire positivamente romanzi diseducativi e riguardanti un'affettività malata solo per compiacere la casa editrice di turno, smetterla di attribuire a questo genere letterario una funzione che non ha. La letteratura "rosa" non ha una funzione educativa, ha una funzione di intrattenimento e giudicarla su criteri che non le appartengono è sbagliato e semplicistico. E ci ho messo tre anni di blogging a capirlo, ma che volete farci, evidentemente io e Joyce non siamo poi così diversi.

Basta romanzi tratti da fanfiction, basta protagoniste succubi e inette, basta violenza psicologica travestita da amore. Basta figure femminili sciapite, basta trame inconsistenti, basta romanzi di youtuber o di chi per loro. BASTA.  
Non possiamo pretendere che il nostro genere venga reputato apprezzabile e in grado di arricchire se noi per primi lo svalutiamo e non lo rendiamo veramente valido. Riprendiamoci il nostro genere letterario e diffondiamo la sua vera bellezza.

Spero che questo post venga preso per quello che è, una sintesi delle riflessioni avvenute Sabato all'incontro con una piccola aggiunta delle mie considerazioni e quella che penso possa essere la nostra missione, come blogger e come lettori.
Ricordiamoci bene che a muovere il mondo dell'editoria siamo noi compratori e che se iniziamo a farci sentire e a stabilire dei paletti ben precisi possiamo ottenere dei risultati.
Grazie per avermi sopportato, alla prossima recensione
  


Nessun commento:

Posta un commento